L’arte è donna

Roma

La galleria Anna Marra Contemporanea – nel cuore dell’antico ghetto romano – ha inaugurato il 13 novembre Doppio segno, mostra curata da Lorenzo Respi che accosta i lavori recenti di Elena Nonnis e Chiara Valentini. Due artiste, due generazioni a confronto che, pur esprimendosi attraverso un linguaggio autonomo e indipendente, sono qui unite da una comune ricerca e pratica artistica: la violenza sulle donne – nelle sue multiforme accezioni – e il ricamo. Un Doppio segno, incisivo quello di Nonnis, più morbido e fluido quello della giovane Valentini.  Il lavoro di Elena Nonnis (Roma, 1965) si contraddistingue per immagini composte da linee spezzate e piccoli nodi – indice di una repentina ed emotiva gestualità creatrice. I ritratti di donne, con le loro storie legate alla violenza, emergono dall’intreccio caotico dei fili neri. Comparse (2014) è una lunga striscia di tessuto dove è esibita una ritmica carrellata di figure femminili, si tratta di donne di cui l’artista conosce le vicende, sia direttamente sia perché apparse sulla cronaca nera. Tra le donne ritratte della Nonnis vi sono: Donatella Colasanti, unica sopravvissuta al massacro del Circeo avvenuto nel 1975; Franca Viola, la ragazza siciliana che – dopo essere stata violentata – rifiutò le nozze riparatrici in voga all’epoca e, denunciando l’accaduto, segnò un passo in avanti verso il rispetto dei diritti delle donne; Trecy Amin, la celebre artista inglese stuprata all’età di tredici anni.

Le figure della Nonnis sono senza identità, prive dei lineamenti del volto dove lo sguardo mancante è riempito dal corpo di una donna, una donna qualunque che potrebbe essere ognuna di noi.
Chiara Valentina (Fermo, 1981) propone morbide sculture realizzate imbottendo corpi di stoffa. Venere, Le tre grazie e Dafne sono busti mutilati e cadenti che raccontano la vulnerabilità di molte donne che, in silenzio, sono spesso come piegate nel loro dolore. Sia esteticamente, sia per il titolo che l’artista assegna loro, le sculture traggono ispirazione dalla statuaria antica come pretesto per analizzare ”il rapporto conflittuale e spesso violento – come sottolinea Respi – tra la bellezza della femminilità e lo sfruttamento della sua sensualità”.

Nei suoi lavori l’artista, attraverso il ricamo, delinea gli organi interni dei corpi: dal cervello alla spina dorsale, dal cuore ai polmoni, ai reni, alludendo così a guardare oltre la superficie della pelle, a quegli organi che ci rendono tutti uguali, esposti brutalmente a segno di una violenza che può riguardare tutti. Della stessa artista è anche l’arazzo Mano nella mano (2013), di cui ha realizzato anche il tessuto dalla doppia trama. La linea sottile e delicata del filo disegna corpi che si tengono per mano e dove l’organo riproduttivo maschile e femminile diviene elemento decorativo e suggello di unione e fratellanza pur nell’apparente diversità. Il filo, protagonista della mostra, diviene denuncia critica e poesia narrativa, metafora per tentare di ricucire ciò che nell’animo delle vittime si è spezzato. La mostra è, dunque, pretesto per riflettere sul corpo femminile e la sua fragile interiorità, un’occasione per non dimenticare tutte quelle donne vittime fisiche e morali di gesti irragionevoli e violenti.

Fortemente voluta dalla gallerista Anna Marra, l’esposizione vuole essere un omaggio in onore della giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata in tutto il mondo 25 novembre.

Fino al 12 dicembre 2014
Anna Marra Contemporanea
Via di San’Angelo in Pescheria 32, Roma
Info: www.annamarracontemporanea.it

 

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